Gli astronomi hanno svelato la mappa a raggi X più grande e dettagliata dell’Universo mai creata. I dati appena rilasciati mostrano la luce di oltre 700.000 mostruosi buchi neri, un misterioso “ponte” di gas che collega galassie distanti e centinaia di migliaia di altri oggetti “esotici” dello spazio profondo. Il più massiccio rilascio di dati sui raggi X di sempre, arriva per gentile concessione di eROSITA All-Sky Survey, una missione per scansionare l’intero cielo da dicembre 2019 a giugno 2020 utilizzando il telescopio a raggi X eROSITA. In quel periodo, l’indagine ha rilevato più di 170 milioni di fotoni di raggi X (particelle di luce) nel cielo, che gli astronomi hanno successivamente identificato come circa 900.000 oggetti distinti nello spazio, la maggior parte dei quali sono buchi neri supermassicci, secondo una dichiarazione della NASA.

I raggi X sono una forma di radiazione ad alta energia invisibile a occhio nudo. La maggior parte delle emissioni di raggi X dell’Universo provengono da concentrazioni di gas estremamente caldi, che possono derivare da massicci ammassi di galassie; i resti di esplosioni di supernova, come la famosa Nebulosa del Granchio, o buchi neri attivi che possono eclissare intere galassie mentre la materia calda e in rapido movimento precipita nelle loro fauci insaziabili. Lo studio dei raggi X cosmici può non solo individuare oggetti massicci e ad alta energia come questi, ma anche rivelare la struttura generale dell’universo stesso.

Una delle nuove scoperte più intriganti emerse dall’indagine è un enorme “filamento”, o ponte, di gas caldo che collega due ammassi di galassie attraverso più di 42 milioni di anni luce (più di 400 volte la lunghezza della Via Lattea). Si ritiene che il filamento sia un pezzo della rete cosmica, la vasta autostrada del gas che alimenta tutte le galassie nell’Universo e rivela i vuoti dove si pensa dimori la sfuggente materia oscura, tuttavia lo studio deve ancora essere sottoposto a revisione paritaria.

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    10 months ago

    @poliverso Ai bei tempi di una decina di anni fa, grazie a un amico, Peppe Liberti (era stato assistente del mio relatore di tesi) e ad Amedeo Balbi avevamo attivato la lingua italiana in ReasearchGate, quando era ancora un aggregatore di blog scientifici che usavano fonti verificate (primariamente articoli scientifici) @Umbertogaetani