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  • @informapirata @fediverso Sulla faccenda hashtag del fediverso vs. tag di WordPress, devo aggiungere una dritta che ho scordato.

    Il post di ActivityPub funziona così: se dalle impostazioni si setta “automatico”, lui di default prende [title] [excerpt] [permalink] [tags]

    non credo ci sia bisogno di spiegare in modo non-tecnico cosa siano queste variabili.

    Se, come scritto nel post precedente, io rimuovo il tag dal post (e dall’elenco tags) perché inutile per il resto del sito, questo non mi entra nel post che poi passa nel fediverso una volta pubblicato.

    Quindi, nel migliore dei casi, si lascia l’excerpt vuoto sostituendolo con uno-due paragrafi seguito da un blocco “altro”, o qualunque sistema si voglia usare per il “leggi di più”… Se non trova il riassunto (excerpt) lui prende la prima parte. Che è meglio strutturare con una intro sintetica e gli hashtag, poi c’è anche un flag nelle impostazioni blocco, che te lo fa vedere o meno questo excerpt quando apri il sito.

    Dopodiché da WordPress -> tags (a seconda del plugin SEO) gli si toglie l’indicizzazione a quel povero tag solitario, e sul sito eventualmente si linka la risorsa esterna più accreditata a quell’evento specifico.

    Ma io rimango sempre dell’idea comunque di non usare troppi tag, di non perdere nella qualità e organizzazione dei contenuti, per star dietro ai trend che ancora poco e ti mordono le dita dei piedi.


  • @informapirata @fediverso Grazie del boost, e, spero di essere stata abbastanza chiara.
    Ero al WordCamp con la mia postazione da nomade digitale.
    Il merito però è tutto di Matthias Pfefferle che ha sviluppato il meccanismo. E spero di poterne parlare in altre occasioni perché ce ne sono decisamente pochi, podcast/canali che parlano in italiano del fediverso.

    Occhio però ai trappoloni:
    ⁃ cosa si federa. Non è che convenga federare ogni singolo dannato post, dipende da cosa il creator vuole metterci
    ⁃ occhio ai tag. Siccome diventano hashtag, ci sono delle situazioni in cui vanno in conflitto gli usi dell’uno e dell’altro.
    ⁃ Se per esempio ho un tag specifico per una giornata, tipo “WAD25” per dire “World AIDS Day 2025”, potrebbe funzionare come hashtag per il post che dovrebbe andare in tendenza quel giorno. Però su WordPress, resterebbe un povero tag orfano che resta lì solo solo, perché lo uso quell’anno e non lo userò più. Mentre magari “WAD” (WorldAidsDay) lo userei tutti gli anni.
    Anche se sinceramente per questa cosa qua mi comporto in modo diverso. Agisco a manina.
    Questo non l’ho detto nel WordCamp perché se no mi si dilungava, ma per evitare post che abbiano un tag solo, io prendo, metto l’hashtag, lo lascio pure diventare tag se vuole. Dopodiché, una volta pubblico nel fedi, vado nel post, lo modifico, individuo l’hashtag nel testo, ci metto un link esterno all’evento in questione (o interno nell’ipotesi di una pagina dedicata) e poi da amministrazione -> tag, tiro via il tag che contiene il post singolo.
    Sono qua per domande se serve. O consigli da chi ha più esperienza di me.




  • @snow @fediverso @addio-big-tech Il mio problema più grosso sai qual è? Leggere tutta l’enorme quantità di log. La maggioranza di questi sistemi (selfhost ecc) basati su linux, sono in command line e io sono cresciuta con la command line. Tutto testuale, per me che non ho la vista sarebbe un paradiso. Ma…
    Intanto, un sacco di documentazione piena di evidenziati, sottolineati, che io non vedo. Per cui, se c’è una riga di comando con un parametro al posto di un altro, mi può sfuggire.
    Poi sui file di log, che li devo leggere praticamente un carattere alla volta o quasi, e spesso non conosco il significato di certi messaggi di errore perché non ho competenze avanzate di sysadmin, io divento matta. Configurare un antispam, un firewall, un mailserver ecc… Non ce la farei. Già è tanto se ho configurato un php.ini, un wp-config, un .htaccess ma neanche tutto.





  • @macfranc @news Per quello che mi riguarda, un’interfaccia conversazionale solo bambinocentrica, è una truffa. Tu se sei un bot che risponde, devi rispondere a tutte le domande che ti faccio. Per cui, se io voglio capire se il mio contatto mi ha mandato un fumetto che fa ridere o la foto del proprio pene, me lo devi dire che quello è un pene umano. O se anche è un fumetto che fa ridere, e parla di sesso, non mi devi dire che ti rifiuti di leggermelo perché ci sono termini sessuali; io non ci vedo, e un bot/ausilio dovrebbe descrivere quello che vede, non filtrarlo a seconda dei pregiudizi di chi lo produce. Già ne ho abbastanza degli umani che descrivono le cose a metà e ci mettono in mezzo i giudizi, dalla tech specie se pago pretendo di più.
    Il mio punto di vista non è fra l’altro solo di una cieca informatizzata ma quello di una creator che scrive di HIV, scrive di crime, se non vogliono parlarmi di sesso, i conversazionali intelligenti, dovrebbero andare direttamente dal virus e dirgli: “HIV, puoi cambiare metodo di trasmissione per favore? Puoi trasmetterti col casto bacio sulla guancia? Già la lingua in bocca sarebbe troppo. Sai, i miei producer non vogliono che parlo di altro!” [SARCASMO]
    Non fraintendetemi; io non sono una di quelle persone che si fanno scrivere le storie dai conversazionali. Li uso principalmente per mettere in ordine le idee che ho già scritto ma soprattutto per tradurre in italiano o in inglese quello che per qualunque ragione non riesco a fare in autonomia; sinceramente, sentirmi dire ogni 3x2 “mi spiace, non posso continuare con questa narrazione”, ha iniziato a darmi parecchio fastidio. E le uso anche per descrivere informazioni altrimenti solo visive.
    Io voglio provarla quando esce 'sta cosa per gli adulti, non per porno ma come attivista.
    Poi, per quanto riguarda i companion, quelli usati per compagnia erotica e no? Consiglio di leggere un report, una storia, che ha condiviso Timnit Gebru, ex ricercatrice Google, ora fondatrice del DAIR (Distributed Artificial Intelligence Research) institute, licenziata da Google proprio dopo aver messo in guardia sui pericoli dell’abuso dei modelli linguistici di grandi dimensioni.

    https://data-workers.org/michael